Nel corso degli anni le mammelle perdono il loro tono e la loro forma originaria, a causa di variazioni qualitative e quantitative delle due componenti principali da cui sono costituite: la pelle (il contenente) e la massa ghiandolare-adiposa (il contenuto). Fattori diversi fra loro variamente combinati, quali la gravidanza, l’allattamento, le cospicue variazioni del peso corporeo, la forza di gravità ed i naturali processi d’invecchiamento, possono provocare una diminuzione dello spessore e dell’elasticità della pelle, provocandone un eccesso. Di conseguenza si modifica il rapporto fra contenente (la pelle, in eccesso) ed il contenuto (massa ghiandolare-adiposa). In questi casi il ripristino della forma originaria può essere perseguito mediante l’intervento di mastopessi che consiste nell’asportazione della pelle esuberante, nel riposizionamento in sede corretta del complesso areola-capezzolo e di norma anche nel rimodellamento delle ghiandole. Se oltre allo stiramento della pelle si è contemporaneamente verificata la diminuzione della quantità del tessuto glandulo-adiposo, insieme alla forma dovrà essere ripristinato anche il volume del seno mediante l’inserimento di protesi mammarie (mastoplastica additiva, descritta in una specifica sezione). Nella Tabella 1 sono schematizzati questi concetti. L’intervento di mastopessi viene dunque eseguito per migliorare la forma di seni cadenti (ptosi mammaria), consentendo di innalzare il livello delle areole e dei capezzoli. Con tale intervento è inoltre possibile ridurre il diametro delle areole mammarie, qualora queste siano troppo grandi e correggere eventuali asimmetrie esistenti fra le due mammelle, conseguenti alla maggior “caduta” di una mammella rispetto all’altra. Anche in questi casi, peraltro, non è sempre possibile ottenere una simmetria perfetta.
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